Eccoci ai pesci, tema tanto caro ai pescatori della Cooperativa e a quelli che ne hanno fatto uno sport, ed alle leggi ed equilibri di vita nel nostro lago.

La prima distinzione fra gli animali, quella che impariamo a scuola fin da piccoli, in erbivori e carnivori ovviamente ha un senso anche sott’acqua ma come vedremo non è sufficiente. E d’altronde l’uso del termine “catena” per descrivere le relazioni alimentari ci porta ad aver chiari i vincoli che ogni specie animale e vegetale ha con la vita: ogni anello è, in questa rappresentazione, funzionale al successivo.

Nella realtà le cose non stanno proprio così e le interrelazioni fra le specie animali e vegetali, fra erbivori e carnivori, sotto il pelo dell’acqua sono davvero molto più complesse e la rappresentazione a “catena” non le soddisfa totalmente.

Ci tocca ancora una volta andare per gradi.

Questa volta lo facciamo seguendo idealmente lo sviluppo di un pesce, scegliete voi quale, e badate bene, non ha importanza se erbivoro o carnivoro… almeno fino ad un certo punto del suo sviluppo. A me piace pensare al Boccalone (“truta” per noi, persico trota o black bass per i più sofisticati), per la sua fierezza, per la sua bontà e per incondizionata solidarietà alla sua contrastata storia: nel nostro lago da più di un secolo riveste un ruolo da protagonista ma ancora oggi le regolamentazioni regionali impediscono alla Cooperativa dei Pescatori di gestirne le dinamiche di ripopolamento … e sia!

La vita nel lago (pensiamoci bene…solo nel lago ?) è dettata dalle “regole” della lotta al cibo e della sopravvivenza della specie. Dal momento della schiusa delle uova in avanti lo spirito vitale spinge quindi a nutrirsi per crescere e raggiungere con l’età adulta l’obiettivo della procreazione. In questa semplice dinamica ogni cosa, come in amore, è lecita e ogni nutrimento che passa attraverso la bocca, buono.

Un avannotto di boccalone (come di qualsiasi altro pesce) alla schiusa non è più lungo di qualche millimetro e non può quindi che nutrirsi dei componenti più piccoli della catena alimentare: il fitoplancton e lo zooplancton presenti nel lago in una quantità, credetemi, inesauribile per via della tanto vituperata eutrofia. A sua volta però è immediatamente (anzi lo era anche prima di nascere, sotto forma di uovo) cibo per tutti gli altri pesci di qualsiasi specie e dimensione purché anche di poco maggiore. Chi del resto non conosce la storia delle balene e del krill ? E la letteratura parla chiaro: il rapporto è di mille a uno. Ci vuole cioè una tonnellata di plancton per “costruire” un kg di pesce (o fare aumentare di un grammo mille avannotti). Nella terribile lotta allo sterminio, su mille uova schiuse raggiungono l’età adulta solo 3 o 4, la fortuna gioca un ruolo attivo quanto la forza e la prepotenza. E ad ogni millimetro o grammo guadagnato corrisponde la possibilità di nutrirsi di “bocconi” più grandi, poco importa se appartenenti alla propria specie e compagni di pascolo, meno fortunati nell’accaparrarsi il cibo, di poche ore prima. La posta è straordinariamente importante perché i rapporti di crescita si modificano con il nutrimento e valgono la sfida: cibarsi di uova o di altri avannotti (e poi di pesci adulti) amplifica il rapporto di crescita di 100 volte. Ne bastano in tal caso infatti solo 10 kg per “dar vita” a un kg di pesce. (In cattività e con mangimi “costruiti ad hoc” si riesce ad abbassare ancora di più il rapporto fino a 4/5 kg a uno. Normalmente cioè quando acquistiamo un kg di pesce di allevamento, branzino o orata che sia, in realtà stiamo “consumando” 5 kg di pesce vario, pescato – questo si – allo solo scopo di crear mangime. Oltre a qualche dose da cavallo di antibiotici necessaria a “gestire” le dinamiche dell’allevamento intensivo. Non è certo all’ambiente che si pensa con gli allevamenti, ma a logiche di economia e di grande distribuzione. Andate infatti a guardare le produzioni annue mondiali di pesce allevato, moltiplicate per 5 ed avrete un’idea del prelievo ittico nei mari di tutto il mondo. Verificate poi, basta un po’ di curiosità, le dosi di antibiotici presenti e il livello di eutrofia raggiunto nelle prossimità degli allevamenti stessi.)

La lotta è, come sempre in natura, terribile e in questo ruolo misto di preda-predatore l’istinto alla sopravvivenza spinge tutti (il nostro boccalone un po’ meno, per via della suo istinto di fiero predatore) a cercare costantemente un riparo fra le piante acquatiche, nel canneto, sulle rive quando possibile e fra i consimili.

Ogni specie ha quindi un solo modo per contrastare la dura statistica di sopravvivenza: deporre centinaia di migliaia di uova e giocare la propria partita con la vita con la legge dei grandi numeri. E così da marzo in avanti il lago letteralmente esplode di nuova vita (uova e avannotti) e conseguentemente di cibo per tutti: pesci di qualsiasi specie e taglia e… uccelli a sbafo. Il nostro bel lago del resto è sempre stato, lo abbiamo già detto, molto generoso in termini di sostanze nutritive e la vita ad ogni stadio al suo interno sempre presente in quantità.

Man mano che la taglia aumenta finalmente la distinzione fra erbivoro e carnivoro si manifesta negli istinti alimentari e gli equilibri fra le specie fanno valere le loro leggi: predatori e prede finalmente vanno ad occupare gli spazi che più o meno conosciamo. Un boccalone da un etto, di circa tre mesi di vita mangia quasi esclusivamente altri pesci, non importa di che specie.

In questa evoluzione che si ripete anno dopo anno, inevitabilmente giocano tutti gli altri fattori di cui in parte abbiamo parlato: l’ossigeno, la temperatura dell’acqua, la stratificazione, i carichi eutrofici, il meteo e i venti, i pescatori tutti, i nostri stili alimentari ecc. E le varie specie approfittano, quasi indipendentemente l’una dalle altre, di condizioni più o meno favorevoli al loro essere sfruttando ogni piccolo vantaggio che la natura gli pone davanti. Così il gardon ha oggi preso il posto delle alborelle per via di un ambiente molto più congeniale al proprio stile di vita (vani sono i tentativi di ripopolamento… ma di questo ne parleremo dopo) e il pescegatto e il gambero della luisiana si alternano la conquista del primato nel lago rubandosi ciclicamente il cibo e sfruttando una qualsiasi debolezza dell’avversario per imporre la propria specie. Il carasso poi trovandosi di fronte un’abbondanza di cibo quale quella che gli abbiamo regalato nel nostro lago si è bellamente inventato di dare vita quasi esclusivamente a femmine per poter imporre la propria specie, fregola dopo fregola.

E i predatori? Beh anche per loro la vera sfida non è contrastarsi l’un l’altro ma avere cibo a sufficienza. Da oltre un secolo il boccalone vive con il luccio e per molti decenni il persico ha regnato incontrastato nonostante i primi due. Da qualche anno poi il siluro si è prepotentemente fatto vedere e quasi a nostro dispetto il numero dei predatori in totale è aumentato (luccio e luccioperca in primis).

Non mi credete? Beh continuate a seguirmi. A settimana prossima.